Un problema emergente

Come affrontare la resistenza ai rodenticidi nella gestione dei roditori

Le innovazioni della chimica nel corso del Novecento hanno trasformato radicalmente la gestione dei roditori, portando allo sviluppo di nuove molecole che hanno reso i processi di controllo di questi infestanti sempre più efficienti. Tuttavia, è stata osservata sul campo una diminuzione dell'efficacia di alcune formulazioni di rodenticidi, e i casi di resistenza si stanno moltiplicando.

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Quali tipi di resistenza siamo chiamati ad affrontare?

La resistenza chimica è il problema principale. Essa comporta una perdita significativa di efficacia di alcuni anticoagulanti in condizioni pratiche. Anche se le esche sono usate correttamente, i roditori perdono sensibilità ai principi attivi, il che sfocia successivamente nella loro resistenza (Greaves, 1994).

Ogni specie di roditore commensale è coinvolta, dal ratto grigio al ratto nero, incluso il topolino domestico. Sembra inoltre che tutti i territori siano colpiti: sono state riscontrate mutazioni che suggeriscono resistenza nei ratti grigi e nei topolini domestici in molti Paesi, tra cui Stati Uniti, Argentina, Australia e Indonesia.

Quindi a quale tipo di principi attivi sono resistenti i roditori? Principalmente ai rodenticidi a base di anticoagulanti, il metodo più comune utilizzato dai professionisti del controllo dei roditori. Uno dei motivi principali di questa resistenza è l'uso estensivo di anticoagulanti di prima generazione come coumafen, cumatetralil, clorofacinone o difacinone.

Lo sviluppo di anticoagulanti di seconda generazione può avere aiutato ad arginare questa reazione temporaneamente - finora hanno dimostrato maggior efficacia gli anticoagulanti di seconda generazione a singola dose come flocumafen, difetialone e brodifacum - ma è stata già rilevata resistenza ad alcuni anticoagulanti di seconda generazione multi-dose (bromadiolone e difenacum).

Come insorge la resistenza nei roditori?

Si può determinare se un roditore è sensibile o resistente a una molecola dall'esame del suo DNA. Tali osservazioni portano all'identificazione di plurime mutazioni nel DNA di alcuni roditori, in particolare a carico del gene VKORC1. Per esempio, la mutazione L120Q nel ratto grigio riduce la sensibilità agli anticoagulanti di prima generazione (e quindi ne induce la resistenza), ma anche a bromadiolone e difenacum.

Per tale motivo, la rilevazione delle mutazioni nel gene VKORC1 è diventata rapidamente uno strumento essenziale per monitorare la resistenza agli anticoagulanti sul campo. Per comprendere la distribuzione spaziale di questa resistenza, sono state eseguite ricerche sul campo in ratti e topi a livello internazionale. Tuttavia esiste ancora una serie di incognite poiché le mappe della resistenza non sono disponibili in tutti i Paesi.

Il monitoraggio della resistenza è un aspetto vitale della gestione dei roditori. Consente infatti di adattare le molecole utilizzate per garantire un controllo efficace, oltre a permettere ai PCO (professionisti della disinfestazione) di stabilire la probabilità che una popolazione di roditori sia resistente o sensibile.

In che modo si può far fronte alla resistenza nella gestione dei roditori?

Nella maggior parte dei casi, gli anticoagulanti rimangono una soluzione molto appropriataPoiché le esche contengono una bassa concentrazione di questi principi attivi, i roditori non ne avvertono la presenza. Inoltre, l'azione ritardata degli anticoagulanti evita che i roditori li identifichino come tossici, rendendoli diffidenti e sviluppando un'avversione alla loro assunzione.

Per questo, in situazioni in cui i roditori sono ancora sensibili agli anticoagulanti, possono essere effettivamente usate molecole di prima e di seconda generazione. Ma per scegliere la giusta soluzione, si deve determinare quale tipo di infestazione si sta affrontando, nonché valutare il rischio di avvelenamento secondario e di inquinamento delle acque. Solo allora si sarà in grado di definire un'area di trattamento e di decidere quale formulazione e principio attivo usare.

Gli anticoagulanti di seconda generazione sono consigliati anzitutto nei siti in cui è stata documentata resistenza.

Esistono delle alternative agli anticoagulanti, come il colecalciferolo, ma il modo migliore di combattere la resistenza nella gestione dei roditori e trovare la soluzione più efficace rimane la valutazione di differenti prodotti e molecole, mettendo in atto una rotazione.

La normativa sul cumatetrali 

Le esche a base di cumatetralil utilizzate fino ad alcuni anni fa contenevano 375 ppm di principio attivo ed erano principalmente destinati al ratto grigio (Rattus norvegicus).

Gli studi hanno dimostrato che la resistenza nella gestione dei roditori non è correlata alla concentrazione di uno specifico principio attivo in un'esca: è il tipo di anticoagulante che fa la differenza. Per esempio, l'esca che contiene 27 ppm di cumatetralil è altrettanto appetibile e letale dell'esca che ne contiene 375 ppm.

Inoltre, l'esca con una concentrazione ridotta di questo principio attivo è meno tossica per l'ambiente: la nuova normativa sui rodenticidi rappresenta realmente un'opportunità per implementare metodi di controllo dei roditori più sostenibili.

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